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Nella notevole produzione letteraria originata dal terremoto di Casamicciola del 1883, un posto a parte occupa questo scritto di Richard Voss, pubblicato sul finire dell'Ottocento dalla celebre rivista tedesca "Ueber Land und Meere". L'autore, che aveva già conosciuto l'isola e vi era ritornato immediatamente dopo il disastro, con tono pacato, ci guida in un paesaggio aspro e fascinoso dove ogni luogo, pur nella terribilità dell'evento, si mostra sotto una luce gentile. Così, mentre Casamicciola "la località dell'orrenda distruzione, era un camposanto, una sola, grande, spaventosa tomba", "Ischia emerge tra le onde, bella e beata come il sorriso di una divinità" e Forio "appare come un minuscolo pezzo di Arabia sotto il cielo italiano". Sono pagine dense e leggere al tempo stesso, ben diverse da quelle dell'opuscolo stampato a Vienna che sentenziava "Ischia ha cessato di esistere per sempre", o della guida turistica inglese che proponeva di escludere l'isola "dal novero dei bagni termali". Pagine, quelle di Voss, che, senza retorica né commiserazione, ci fanno rivivere la tragedia di Casamicciola e ci restituiscono il senso della scrittura come memoria.